Il Rasoio in Sintesi
1) Visto il nostro enorme debito pubblico, abbiamo solo tre possibilità:
- aumentare (ancora) le tasse
- tagliare (ancora) i servizi
oppure
- tagliare (finalmente) la struttura politico-burocratica che soffoca il paese.
2) In Italia abbiamo troppe norme, scritte male e coordinate peggio, sovrapposte sulla stessa materia degli enti che le hanno emanate (regolamenti CE, leggi nazionali e regionali, regolamenti provinciali e comunali).
Ciò crea un caos normativo in cui chi vive e lavora in questo paese non è in grado di sapere esattamente cosa è vietato e cosa è lecito.
I cittadini devono osservare le norme, ma per osservarle devono essere in grado di conoscerle.
L'ultima cosa di cui hanno bisogno, in un paese in cui esistono oltre 150.000 leggi statali, sono venti legislazioni regionali sulle materie più diverse e migliaia di regolamenti comunali diversi tra loro partoriti da oltre ottomila consigli comunali.
Ogni norma ha un costo di produzione (uffici studi, uffici legislativi, organi deliberanti, raccolte delle norme etc).
Ogni norma, per quanto ben scritta (e le nostre non lo sono) può dare luogo a dubbi e diverse interpretazioni; ciò crea un clima di perenne incertezza e litigiosità.
3) L'alto numero di enti pubblici e la molteplicità delle norme rende lunghissima e incerta la procedura decisionale e autorizzativa per qualunque opera, pubblica e privata.
Negli anni 60 l'Italia cresceva a grande velocità, più degli altri paesi europei.
Lo Stato costruiva scuole, ospedali, case, ponti, strade.
Ciò nonostante il debito pubblico in rapporto al Pil era meno della metà di oggi e la pressione fiscale era meno della metà di quella odierna, cioè gli italiani pagavano la metà delle tasse che pagano adesso.
Perchè oggi paghiamo il doppio delle imposte e abbiamo il debito pubblico più alto d'Europa?
Rispetto ad allora abbiamo in più: le regioni, le comunità montane o le unioni di comuni che ne hanno preso il posto, il parlamento europeo, le società municipalizzate, i consulenti esterni, le authority etc.
Nessuno di questi nuovi enti ha fornito ai cittadini servizi nuovi, diversi, ulteriori.
Forniscono gli stessi servizi di prima con strutture più complesse, quindi con costi più elevati per i cittadini.
Inoltre emanano norme, regolamenti, divieti, prescrizioni, autorizzazioni e pareri.
Noi chiediamo di ottenere una riduzione della spesa pubblica e del carico fiscale attraverso la riduzione delle leggi, dei regolamenti, delle procedure amministrative e degli organi ed enti che attualmente le producono, modificano, applicano e controllano. Noi vogliamo vivere in un paese dove esiste UN SOLO ORGANO LEGISLATIVO (un parlamento monocamerale) che emana poche leggi, chiare e valide su tutto il territorio nazionale, in cui venga stabilito COSA è vietato, COSA è consentito e COME deve essere fatto ciò che è lecito;
UN SOLO ENTE (il comune) che stabilisce DOVE può essere fatto ciò che è lecito (quali zone del territorio sono destinate a attività agricole, quali a attività industriali, quali a verde etc);
e in cui i servizi pubblici vengono forniti, a seconda dell'ampiezza del territorio di riferimento, dallo Stato, dalla Provincia o dal Comune, SENZA SOCIETA' PUBBLICHE e SENZA ALTRI ENTI (consorzi, comunità montane etc).
Chiediamo di snellire lo stato:
- meno enti, organi, società pubbliche, poltrone per politici;
- meno norme, leggi, regolamenti
Poche leggi, chiare e uguali su tutto il territorio nazionale.
Pochi enti che le emanano e applicano.
Che significa
- procedure più snelle;
- catene decisionali più brevi;
- meno cause in tribunale;
- meno discrezionalità della pubblica amministrazione, che genera incertezza e corruzione;
- meno impegno per le imprese per lo studio delle norme, e quindi
- più disponibilità per le imprese per lo studio e la ricerca nel loro campo di attività.
In particolare LE REGIONI:- costano venti volte più delle province:
Le Province rappresentano appena l’1,26% della spesa pubblica mentre le Regioni sono oltre il 20% (i Comuni l’8%)
Per le spese della politica:
1.356 consiglieri regionali costano 800.702.827 euro= 590.489 euro a persona
3.853 amministratori provinciali costano 104.700.000 euro= 26.992 euro a persona.
- emanano venti leggi diverse sulla stessa materia;
- hanno competenza per i rapporti internazionali e il commercio con l'estero; di conseguenza gli assessori regionali fanno frequenti viaggi in altri paesi per intrattenere rapporti diplomatici e le regioni hanno già aperto 178 sedi diplomatiche all'estero.
Nel 2000 a Bruxelles c'era solo l'ambasciata italiana; adesso ci sono 22 (ventidue!) sedi diplomatiche: una dello stato, 19 delle regioni, una della provincia di Trento e una della provincia di Bolzano.
- hanno competenza per la sanità; da quando la sanità è passata alle regioni i costi sono più che raddoppiati (da 50 a 105 miliardi all'anno) e i servizi sono gli stessi (o sono peggiorati).
Questi dati non devono sorprendere: se a una struttura unica per tutto il territorio nazionale aggiungi venti strutture legislative e amministrative che svolgono lo stesso lavoro per una porzione più ristretta avrai ovviamente un aumento di costo a parità di servizi.
In aggiunta al parlamento, al ministero per la salute, all'ambasciata, adesso abbiamo venti parlamentini, venti assessorati, venti sedi diplomatiche regionali.
Abbiamo consentito che i nostri politici moltiplicassero per venti le spese che precedentemente lo stato sosteneva una so la volta per tutti.
Secondo la Società Geografica Italiana il territorio nazionale dovrebbe essere suddiviso in 36 grandi province sulla base dell’omogeneità storica, geografica e infrastrutturale.
L'associazione Il rasoio di Occam promuove quindi la seguente petizione popolare ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione:
AL PARLAMENTO
I sottoscritti cittadini chiedono una riforma della Costituzione in cui sia prevista
1) L'ABOLIZIONE DELLE REGIONI senza l'istituzione di altri enti in loro sostituzione
2) L'ABOLIZIONE DEL SENATO senza l'istituzione di altri organi in sua sostituzione, con il passaggio al sistema monocamerale
3) L'ABOLIZIONE DEL CNEL senza l'istituzione di altri organi in sua sostituzione
4) LA SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO NAZIONALE IN 36 PROVINCE prive di potere legislativo e senza alcuna competenza per i rapporti internazionali e il commercio con l'estero
5) LA PREVISIONE DI UNA POPOLAZIONE MINIMA PER OGNI COMUNE PARI A 10.000 ABITANTI
6) IL DIVIETO DI ISTITUIRE ALTRI ENTI PUBBLICI, se non con legge costituzionale
7) LA PREDISPOSIZIONE DI REGOLAMENTI COMUNALI E PROVINCIALI UNIFORMI, modificabili dai singoli enti locali con delibere motivate
8) L'OBBLIGO DEL PARERE PREVENTIVO DELLA CORTE DEI CONTI PER LA COSTITUZIONE DI SOCIETA' PARTECIPATE DA ENTI PUBBLICI; in norma transitoria, lo scioglimento o la privatizzazione delle società già costituite, salvo parere favorevole della stessa Corte dei Conti entro un termine prefissato
9) L'OBBLIGO DEL PARERE PREVENTIVO DELLA CORTE DEI CONTI PER NOMINARE CONSULENTI ESTERNI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
10) LA POSSIBILITA' DI RIDURRE GLI STIPENDI PUBBLICI E LE PENSIONI SUPERIORI AL QUINTUPLO DEGLI STIPENDI E DELLE PENSIONI MINIME
11) L'OBBLIGO DEGLI ENTI PUBBLICI DI RENDERE PUBBLICHE LE SPESE EFFETTUATE, NONCHE' LE PROPOSTE DI DELIBERE CHE COMPORTANO SPESE A CARICO DEI CONTRIBUENTI
12) LA PREVISIONE DI UNA PIANTA ORGANICA NAZIONALE DEL PUBBLICO IMPIEGO, PARAMETRATA AGLI ENTI LOCALI PIU' VIRTUOSI, CORRETTA IN BASE A SUPERFICIE E POPOLAZIONE, A CUI PROPORZIONARE I TRASFERIMENTI DEI TRIBUTI STATALI; gli enti che intendono spendere somme ulteriori dovranno utilizzare le imposte locali a carico unicamente dei cittadini residenti.
- aumentare (ancora) le tasse
- tagliare (ancora) i servizi
oppure
- tagliare (finalmente) la struttura politico-burocratica che soffoca il paese.
2) In Italia abbiamo troppe norme, scritte male e coordinate peggio, sovrapposte sulla stessa materia degli enti che le hanno emanate (regolamenti CE, leggi nazionali e regionali, regolamenti provinciali e comunali).
Ciò crea un caos normativo in cui chi vive e lavora in questo paese non è in grado di sapere esattamente cosa è vietato e cosa è lecito.
I cittadini devono osservare le norme, ma per osservarle devono essere in grado di conoscerle.
L'ultima cosa di cui hanno bisogno, in un paese in cui esistono oltre 150.000 leggi statali, sono venti legislazioni regionali sulle materie più diverse e migliaia di regolamenti comunali diversi tra loro partoriti da oltre ottomila consigli comunali.
Ogni norma ha un costo di produzione (uffici studi, uffici legislativi, organi deliberanti, raccolte delle norme etc).
Ogni norma, per quanto ben scritta (e le nostre non lo sono) può dare luogo a dubbi e diverse interpretazioni; ciò crea un clima di perenne incertezza e litigiosità.
3) L'alto numero di enti pubblici e la molteplicità delle norme rende lunghissima e incerta la procedura decisionale e autorizzativa per qualunque opera, pubblica e privata.
Negli anni 60 l'Italia cresceva a grande velocità, più degli altri paesi europei.
Lo Stato costruiva scuole, ospedali, case, ponti, strade.
Ciò nonostante il debito pubblico in rapporto al Pil era meno della metà di oggi e la pressione fiscale era meno della metà di quella odierna, cioè gli italiani pagavano la metà delle tasse che pagano adesso.
Perchè oggi paghiamo il doppio delle imposte e abbiamo il debito pubblico più alto d'Europa?
Rispetto ad allora abbiamo in più: le regioni, le comunità montane o le unioni di comuni che ne hanno preso il posto, il parlamento europeo, le società municipalizzate, i consulenti esterni, le authority etc.
Nessuno di questi nuovi enti ha fornito ai cittadini servizi nuovi, diversi, ulteriori.
Forniscono gli stessi servizi di prima con strutture più complesse, quindi con costi più elevati per i cittadini.
Inoltre emanano norme, regolamenti, divieti, prescrizioni, autorizzazioni e pareri.
Noi chiediamo di ottenere una riduzione della spesa pubblica e del carico fiscale attraverso la riduzione delle leggi, dei regolamenti, delle procedure amministrative e degli organi ed enti che attualmente le producono, modificano, applicano e controllano. Noi vogliamo vivere in un paese dove esiste UN SOLO ORGANO LEGISLATIVO (un parlamento monocamerale) che emana poche leggi, chiare e valide su tutto il territorio nazionale, in cui venga stabilito COSA è vietato, COSA è consentito e COME deve essere fatto ciò che è lecito;
UN SOLO ENTE (il comune) che stabilisce DOVE può essere fatto ciò che è lecito (quali zone del territorio sono destinate a attività agricole, quali a attività industriali, quali a verde etc);
e in cui i servizi pubblici vengono forniti, a seconda dell'ampiezza del territorio di riferimento, dallo Stato, dalla Provincia o dal Comune, SENZA SOCIETA' PUBBLICHE e SENZA ALTRI ENTI (consorzi, comunità montane etc).
Chiediamo di snellire lo stato:
- meno enti, organi, società pubbliche, poltrone per politici;
- meno norme, leggi, regolamenti
Poche leggi, chiare e uguali su tutto il territorio nazionale.
Pochi enti che le emanano e applicano.
Che significa
- procedure più snelle;
- catene decisionali più brevi;
- meno cause in tribunale;
- meno discrezionalità della pubblica amministrazione, che genera incertezza e corruzione;
- meno impegno per le imprese per lo studio delle norme, e quindi
- più disponibilità per le imprese per lo studio e la ricerca nel loro campo di attività.
In particolare LE REGIONI:- costano venti volte più delle province:
Le Province rappresentano appena l’1,26% della spesa pubblica mentre le Regioni sono oltre il 20% (i Comuni l’8%)
Per le spese della politica:
1.356 consiglieri regionali costano 800.702.827 euro= 590.489 euro a persona
3.853 amministratori provinciali costano 104.700.000 euro= 26.992 euro a persona.
- emanano venti leggi diverse sulla stessa materia;
- hanno competenza per i rapporti internazionali e il commercio con l'estero; di conseguenza gli assessori regionali fanno frequenti viaggi in altri paesi per intrattenere rapporti diplomatici e le regioni hanno già aperto 178 sedi diplomatiche all'estero.
Nel 2000 a Bruxelles c'era solo l'ambasciata italiana; adesso ci sono 22 (ventidue!) sedi diplomatiche: una dello stato, 19 delle regioni, una della provincia di Trento e una della provincia di Bolzano.
- hanno competenza per la sanità; da quando la sanità è passata alle regioni i costi sono più che raddoppiati (da 50 a 105 miliardi all'anno) e i servizi sono gli stessi (o sono peggiorati).
Questi dati non devono sorprendere: se a una struttura unica per tutto il territorio nazionale aggiungi venti strutture legislative e amministrative che svolgono lo stesso lavoro per una porzione più ristretta avrai ovviamente un aumento di costo a parità di servizi.
In aggiunta al parlamento, al ministero per la salute, all'ambasciata, adesso abbiamo venti parlamentini, venti assessorati, venti sedi diplomatiche regionali.
Abbiamo consentito che i nostri politici moltiplicassero per venti le spese che precedentemente lo stato sosteneva una so la volta per tutti.
Secondo la Società Geografica Italiana il territorio nazionale dovrebbe essere suddiviso in 36 grandi province sulla base dell’omogeneità storica, geografica e infrastrutturale.
L'associazione Il rasoio di Occam promuove quindi la seguente petizione popolare ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione:
AL PARLAMENTO
I sottoscritti cittadini chiedono una riforma della Costituzione in cui sia prevista
1) L'ABOLIZIONE DELLE REGIONI senza l'istituzione di altri enti in loro sostituzione
2) L'ABOLIZIONE DEL SENATO senza l'istituzione di altri organi in sua sostituzione, con il passaggio al sistema monocamerale
3) L'ABOLIZIONE DEL CNEL senza l'istituzione di altri organi in sua sostituzione
4) LA SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO NAZIONALE IN 36 PROVINCE prive di potere legislativo e senza alcuna competenza per i rapporti internazionali e il commercio con l'estero
5) LA PREVISIONE DI UNA POPOLAZIONE MINIMA PER OGNI COMUNE PARI A 10.000 ABITANTI
6) IL DIVIETO DI ISTITUIRE ALTRI ENTI PUBBLICI, se non con legge costituzionale
7) LA PREDISPOSIZIONE DI REGOLAMENTI COMUNALI E PROVINCIALI UNIFORMI, modificabili dai singoli enti locali con delibere motivate
8) L'OBBLIGO DEL PARERE PREVENTIVO DELLA CORTE DEI CONTI PER LA COSTITUZIONE DI SOCIETA' PARTECIPATE DA ENTI PUBBLICI; in norma transitoria, lo scioglimento o la privatizzazione delle società già costituite, salvo parere favorevole della stessa Corte dei Conti entro un termine prefissato
9) L'OBBLIGO DEL PARERE PREVENTIVO DELLA CORTE DEI CONTI PER NOMINARE CONSULENTI ESTERNI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
10) LA POSSIBILITA' DI RIDURRE GLI STIPENDI PUBBLICI E LE PENSIONI SUPERIORI AL QUINTUPLO DEGLI STIPENDI E DELLE PENSIONI MINIME
11) L'OBBLIGO DEGLI ENTI PUBBLICI DI RENDERE PUBBLICHE LE SPESE EFFETTUATE, NONCHE' LE PROPOSTE DI DELIBERE CHE COMPORTANO SPESE A CARICO DEI CONTRIBUENTI
12) LA PREVISIONE DI UNA PIANTA ORGANICA NAZIONALE DEL PUBBLICO IMPIEGO, PARAMETRATA AGLI ENTI LOCALI PIU' VIRTUOSI, CORRETTA IN BASE A SUPERFICIE E POPOLAZIONE, A CUI PROPORZIONARE I TRASFERIMENTI DEI TRIBUTI STATALI; gli enti che intendono spendere somme ulteriori dovranno utilizzare le imposte locali a carico unicamente dei cittadini residenti.